Sotto un cielo grigio e con un tasso di umidità altissimo, cinque Nitticore sorvolano l’Oasi ripetendo il loro cupo verso quasi a censire i danni provocati dal nubifragio dello scorso mercoledì. Una candida Garzetta dall’alto di un Pioppo sembra invece fare un censimento statico. Il carico di acqua e grandine associato al forte vento ha duramente colpito anche la zona dell’Oasi; Pioppi e Salici in particolare, ma anche Ontani, Frassini e Querce, hanno ceduto alla forza degli elementi lasciando sul terreno una notevole quantità di rami ma anche piegandosi o cedendo del tutto, sradicandosi o troncandosi a una certa altezza. I percorsi classici di visita all’Oasi sono oggi ancora ingombri della vegetazione colpita. Solo il canneto non sembra avere sofferto più di tanto. La vita della fauna continua; le Tartarughe dalle orecchie rosse hanno ora qualche tronco galleggiante in più sul quale riscaldarsi al sole in compagnia mentre gli Svassi nutrono ancora i piccoli che pigolano di continuo. Le Folaghe, così come i Germani reali, escono dal canneto con i piccoli della seconda covata; la coppia di Germani che ha preso casa al "primo piano" è invece ancora in cova. Sulle cime degli alberi le Cornacchie grigie insidiano i giovani Nibbi bruni, almeno due sono i novelli di quest’anno, pronte ad agire in gruppo e rubar loro le prede. Dei tre "eredi" di Cigno reale ne è sopravvissuto uno solo ed è guardato a vista dagli adulti. Le More di rovo si arrossano e qualcuna è già commestibile così come le Prugne selvatiche. Le Gazze a terra, come mi ha insegnato mia zia, "marcano" pioggia su di un lago che ancora non scende di livello. Così ha voluto il Regista Natura, anche ad Angera.
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