Luigi Boniforti, nella XII edizione della sua guida descrittiva, storica, artistica e pratica “ Per Laghi e Monti”, edita dal CAI nel 1890-91, al capitolo “Il Lago Maggiore”, scrive: “Affluenti e piene.- Formato superiormente, a piè degli ultimi contrafforti delle lepontine alpi, dalle acque del Ticino che lo attraversa in lungo per uscirne di nuovo in corso di fiume dalla inferiore estremità, ei viene lateralmente arricchito dal tributo di ben 34 grossi affluenti, dei quali i più considerevoli sono il Maggia, il Cannobio, il S. Giovanni, il S. Bernardino, il Toce, il Tresa, il Bardello, ecc. Per tali affluenti accade talvolta, che in tempo di lunghe dirotte pioggie, e per solito in autunno, il lago rigonfi a segno da superare di tre o quattro metri il suo specchio normale. La maggiore escrescenza a’ dì nostri avvenne dal 3 al 4 ottobre 1868; le acque giunsero sino a 7 metri sulla magra ordinaria; sicché tutti i paesi limitrofi ne furono più o meno inondati. Dal XVI secolo in poi le più grosse piene avvennero quasi tutte in autunno: sono memorabili nel presente secolo quelle del 1812, 1817, e 1824; e più ancora quelle del 1829, 1834, 1840, 1855, e 1868. Nel 1829 i danni arrecati, soprattutto nelle valli del Ticino da Biasca a Locarno, furono gravissimi. Da Bellinzona in giù tutta la valle pareva letto di fiume, o piuttosto continuazione di lago. Nel 1834 i maggiori disastri colpirono specialmente la valle del Toce e la valle di Maggia, che n’ebbero a patire considerevoli danni in prodotti agricoli dispersi, in edifizi abbattuti, in terreni asportati e guasti. Quest’ultima piena aveva innalzato il livello del lago a 198m.50, quella del 1840 a 198m.80. Ma la più terribile fu l’inondazione del 4 novembre 1704: le acque salirono a 6m.19 sulla magra ordinaria. Lo storico milanese sir Raul ci lasciò memoria di altra inondazione salita nel 1177 a 18 braccia (metri 10.80) sopra il livello ordinario, per modo che, dic’egli, tutta la contrada di Lesa fino alla sommità nelle case restavane sommersa. Tale notizia ch’io ricordai già nella prima edizione della cit. Corografia, pareva favolosa all’età nostra; quando ci toccò essere testimoni della poco minore e non meno desolante piena del 1868. Essa accadde dal 27 settembre al 4 ottobre: nella sola notte dal 3 al 4 ottobre l’acque elevandosi colla rapidità di ben 0,30 all’ora, ne portarono il livello alla eccedenza di 7 metri sulla magra ordinaria. Tutti i paesi limitrofi al lago ebbero a soffrire dal pauroso e desolate spettacolo. Ma più di tutti la città d’Intra, come quella che situata fra due fiumi, veniva contemporaneamente invasa, battuta e flagellata, non solo di fronte dall’onde del lago ricresciute e sospinte dal furiare del vento, ma ancora a’ fianchi e a tergo per l’ingrossamento e l’impeto più fiero e vorticoso di due fiumane (il S. Bernardino e il S. Giovanni) che, rotte le dighe, entrarono da più parti a inondar le vie, le piazze, a far deserti i più ricchi magazzini e gl’industriali stabilimenti di cui è fornita quella città. Si calcolò di circa due milioni il danno che essa ebbe a riportarne. In ogni paese del lago trovasi segnata, per ricordar ai posteri, l’altezza a cui giunse quella piena.”
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